Paura di Decidere

- parte prima -
22 Gen 2021

Paura di Decidere – parte prima –

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L’abitudine a indugiare annienta l’abitudine a decidere.
Saggezza cinese

  • Cosa ti impedisce di decidere, pur sapendo che quella decisione è necessaria?
  • Come sarebbe ora la tua vita se avessi preso quella decisione o fatto quella scelta?
  • Qual’e la sensazione che provi nel momento in cui devi fare una scelta importante?

Niente è più difficile, e pertanto più prezioso, della capacità di decidere.
– Napoleone Bonaparte

I 5 rimpianti in punto di morte

Bronnie Ware è un’infermiera australiana che svolge un compito particolare, quello di “accompagnare” i pazienti terminali negli ultimi momenti della loro vita.

Ad ognuno di loro era solita porre questa domanda:

Cosa avresti voluto fare della tua vita?

Qual è il rimpianto più grande che hai?

Da questa sua profonda esperienza, e dal successo del suo blog, è nato un libro dal titolo: “I 5 rimpianti delle persone in punto di morte”.

Eccoli elencati di seguito:

  1. Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita fedele ai miei principi e non quella che gli altri si aspettavano da me;
  2. Vorrei non aver lavorato così tanto;
  3. Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti;
  4. Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici;
  5. Vorrei aver permesso a me stesso di essere felice.

Non ci vuole molta forza per fare le cose, ma viene richiesta molta forza per decidere cosa fare.
– Elbert Hubbard

Esercizio:

Prendi carta e penna, trova un luogo dove puoi restare in silenzio senza essere disturbato.

Ora immagina come sarebbe la tua vita se avessi preso sulla decisione che, quella volta, hai avuto paura di prendere, o se avessi fatto quella scelta che hai preferito evitare di fare o, ancora, se avessi avuto il coraggio di osare quella volta che invece scegliesti di rinunciare.

Scrivi i tuoi 5 rimpianti.
Fallo ora, come se oggi fosse il tuo ultimo giorno di vita.
Fallo come se non fosse più il tempo delle scuse.
Fallo soprattutto se hai ancora la possibilità di fare scelte diverse, di prendere decisioni che mettano te stesso, il tuo benessere e la tua felicità al primo posto.
Fallo prima che quelle scelte diventino rimpianti.

Le forme della paura di decidere

Prendere una decisione e fare una scelta espone a rischi continui, ma nessuno può evitare del tutto questa condizione esistenziale.

“Esistere” significa “star fuori”, “essere esposti”, e già questo è sinonimo di rischiare. La vita, in fondo, ci obbliga costantemente, che lo vogliamo o no, a perdere decisioni e fare scelte.

Come affermava Stanisław Jerzy Lec: “Esitare è già prendere una decisione”, perché, quando decidiamo di non decidere stiamo di fatto decidendo.

Tu non sei la vittima del mondo, ma il padrone del tuo destino. Sono le tue scelte e decisioni che determinano il tuo destino.
– Roy T. Bennett

La responsabilità legata all’atto del decidere e dello scegliere fa nascere in noi diverse forme di paura, di cui parleremo nella seconda parte di questo articolo.

Ora vediamo invece le 6 tipologie di decisioni individuate da Giorgio Nardone (Terapia Breve Strategica), legate soprattutto al percepito di chi deve compiere quella scelta e prendere quella decisione:

  1. Decisioni critiche
  2. Decisioni difficili
  3. Decisioni complesse
  4. Decisioni estreme
  5. Decisioni istintive
  6. Decisioni inevitabili

Qual è la differenza tra i diversi tipi di decisione?

Nel momento della decisione,
la cosa migliore che puoi fare è la cosa giusta,
la seconda cosa migliore che puoi fare è la cosa sbagliata, mentre la cosa peggiore che puoi fare è non fare nulla.
-Theodore Roosevelt

1. Decisioni critiche:

Critica è la condizione in cui operare una scelta che in seguito sarà difficile, troppo oneroso o impossibile cambiare.

Decidere diventa ancora più difficile quando ci sono numerose possibilità, tutte in grado di garantire dei vantaggi.

Esempio di decisioni critiche:

  • Il manager che deve decidere tra diverse strategie aziendali;
  • Il genitore che deve decidere se denunciare il figlio spacciatore.

2. Decisioni difficili:

La difficoltà non risiede nella scelta in se, ma nella consapevolezza degli effetti che quella scelta avrà.

Ciò che rende ancora più complicato l’atto di scegliere sono le emozioni che il processo decisionale attiva.

3. Decisioni complesse:

La complessità di un problema consiste nella difficoltà della sua comprensione, che richiede un’attenta analisi delle interdipendenze tra i fattori in gioco.

In questo caso la difficoltà maggiore è nelle capacità logiche e intellettive, piuttosto che nella sfera emotiva.

4. Decisioni estreme:

Per affrontare questo tipo di decisione non bastano il coraggio e la determinazione, ma è necessaria una elevata capacità di problem solving (es. operazioni militari, decisioni mediche che rivestono carattere d’urgenza, operazioni di salvataggio).

5. Decisioni istintive:

Nonostante l’aver ponderato attentamente la situazione ed essere giunto alla decisione, si agisce diversamente seguendo le proprie sensazioni piuttosto che il proprio ragionamento.

In questo tipo di decisione si cade spesso nella psicotrappola del “Io sento, quindi è così!” (esempio: il collaboratore che decide di parlare con il proprio superiore di alcuni atteggiamenti dei propri colleghi, ma che di fronte a lui non riesce ad aprire bocca; il partner che giunge alla decisione di rompere il rapporto dopo aver scoperto di essere stato tradito, ma poi di fronte all’amato fa un passo indietro perché non riesce a lasciarlo).

Questo agire contraddittorio, se non addirittura paradossale, si attiva perché entrano in campo il paleoncefalo (la nostra mente antica e istintiva) e il telencefalo (la nostra mente moderna), i quali non sempre vanno d’accordo quando si tratta di decidere.

6. Decisioni inevitabili:

Vengono prese di fronte ad venti non scelti né pianificati che costringono ad azioni contro la nostra volontà.

Riguardano situazioni che obbligano a scelte ritenute sbagliate o non desiderate, ma che devono comunque essere prese. In questo caso è la circostanza, più che l’individuo, a determinare tali scelte.

La conseguenza di dover reggere il peso emotivo e, in alcuni casi, pagare le conseguenze di una scelta che non avremmo voluto prendere ci espone alla sensazione di rabbia.

Di fronte a queste circostanze possiamo solo fare affidamento sulla nostra resilienza, sulla capacità di resistere agli urti della vita senza lasciarci travolgere.

“Anche se non sempre facciamo
quello che vogliamo,
siamo comunque responsabili di quello che siamo”
– Sartre

Importante:

Il livello di disagio che ci troviamo a vivere quando dobbiamo prendere una decisione o fare una scelta non è direttamente proporzionato all’importanza della scelta, ma dipende dalle caratteristiche e dalle capacità di chi deve metterla in atto.

Ciò che fa la differenza non è la decisione in se, ma come la persona vive il dover decidere. Per fare un esempio che renda maggiormente chiaro questo aspetto, possiamo affermare che un manager potrebbe soffrire molto meno nel prendere decisioni estreme quali, ad esempio, operare dici licenziamenti, di quanto possa soffrire una madre all’idea di dover punire il figlio.

Non sono le cose in se, ma come le percepiamo in virtù di come funzioniamo a determinare
le nostre reazioni

Gli studi più recenti delle neuroscienze confermano come il funzionamento della mente influenzi le percezioni, e come a sua volta sia modellato dalle nostre esperienze. Come afferma Pascal: “A priori c’è quello che io ci metto, non quello che c’è nelle cose”. Se le lenti che usiamo per guardare agli eviti ingigantiscono ciò che vediamo, anche una piccola cosa ci apparirà come una grande minaccia. La realtà cambia a seconda di chi la osserva e quindi da quale prospettiva viene guardata e definita.

Il dover decidere induce quindi a timori, e la modalità di gestione degli stessi influenza sia le decisioni stesse, che le dinamiche personali e interpersonali.

Saper decidere implica dunque saper gestire la triade psicologica fondamentale: cognizioni, azioni ed emozioni. A queste si aggiunge una percezione-emozione poco considerata da chi si occupa di

decision making, in grado di condizionare profondamente gli altri fattori: la gestione della paura.

La paura, o meglio la gestione della paura, impatta notevolmente sulla capacità o incapacità di utilizzare le abilità e le competenze.

Il primo passo per allenare la persona alla capacità di decidere efficacemente sarà quella di addestrarla al superare i limiti che le sue paure le impongono, altrimenti si formano persone e professionisti competenti e abili, ma profondamente incapaci.

Qual è il padre di qualsiasi azione?
Che cosa, alla fine, determina ciò che diventiamo e dove andiamo nella vita? La risposta è: le nostre decisioni”
– Anthony Robbins

Vi aspetto con la seconda parte di questo articolo, dove parleremo delle “forme della paura del decidere” e vedremo insieme qualche strategia per gestirle e superarle.

Ricorda: “Cambiare si può. Basta decidere di farlo”.

(Bibliografia: “La paura delle decisioni” di Giorgio Nardone; “Oltre la Paura”, appunti personali; “La psicologia della Paura” Diario di incontri sul campo)